Prima di tutto voglio esprimere il mio apprezzamento per l'interessantissimo post di Andrea Cau su Theropoda che ci mostra come sarebbe la Terra se la osservassimo attualmente e con un potentissimo telescopio ad una distanza di circa 250 milioni di anni luce (in realtà lui parla di una sonda su un pianeta alieno chiamato Pangaea), mostrandoci un mondo oramai estinto. Questo escamotage mi è veramente piaciuto.
In questo caso noi possiamo apprezzare, seppur con una mente "umana", che poco riesce a concepire le "distanze temporali", tutto quello che viene dopo, riuscendo quasi ad avere una spiegazione del futuro.
Esemplare di Riftia pachyptila dove si può ben distinguere il tronco, in natura infossato |
Le creature invece di cui voglio trattare vivono in un mondo non lontano da noi né in termini temporali, né spaziali, se rapportato alle distanze tra pianeti diversi.
Sto parlando infatti dei siboglinidi (Siboglinidae), un particolare gruppo di anellidi, con la maggior parte dei membri adattata a vivere nelle profondità oceaniche, che può essere ritenuto alieno per via sia delle peculiarità anatomiche che ecologiche.
Un tempo queste creature facevano parte di un Phylum completamente separato e, a dire il vero, non si riusciva nemmeno a capire se erano da considerarsi protostomi o deuterostomi, per via del loro semplice, ma estremamente diversificato, sistema digerente, sprovvisto sia di bocca che ano. Nemmeno l'intestino è presente, o meglio, lo è in maniera assai diversificata sotto forma di trofosoma, un tessuto presente nella porzione detta "tronco" dell' animale, estremamente delicato, di origine endodermica (tessuto dalla quale si ha la formazione del canale digerente) contenente al suo interno particolari batteri chemioautotrofi simbionti.
Questa particolare struttura permette all'animale di colonizzare ambienti che per altri sarebbero nocivi e poco proficui (diremmo appunto "alieni") e di farlo completamente distaccare dalla nostra "catena alimentare" legata soprattutto alla luce solare e, in un certo senso, riavvicinandolo in quegli ambienti dove un tempo la vita si è sviluppata: nei camini idrotermali.
L'intensa attività vulcanica qui presente porta alla liberazione di acido solfidrico, tale composto viene anche liberato durante i processi di degradazione di proteine contenenti zolfo in condizione anaerobica (infatti alcuni siboglinidi, come Osedax sp., vivono infossati nelle ossa di balena). Questa molecola è altamente tossica per la maggior parte delle specie animali, ma ovviamente l'evoluzione ha fatto si che coloro che abitano in prossimità di queste strutture possano difendersi o sfruttare questo fattore a proprio vantaggio.
Infatti sono i batteri chemioautotrofi presenti nel trofosoma a ossidare l'acido solfidrico liberando così elettroni ed ottenendo l' energia utile per la creazione dei vari composti organici, immagazzinata sotto forma ATP e NADPH.
L'ossigeno utile al processo è preso dai "tentacoli" dell'ospite, mentre i solfuri vengono presi nella parte del tronco infossata nel substrato che ne è ricco.
Molte persone consideravano l'ipotesi della panspermia (la vita che è venuta dallo spazio) come una spiegazione veritiera e possibile, possiamo quasi dire che effettivamente tanto torto non abbiano: la vita infatti si è formata in condizioni completamente estranee ed ostili a quelle attuali, in ambienti che noi definiremmo estremofili, abitati da alieni.
Alcuni di questi alieni sono rimasti sul loro pianeta, altri hanno colonizzato nuovi ambienti, mentre altri ancora nei vecchi ambienti ci sono ritornati alleandosi con le specie del posto.
Si può quasi dire che la realtà non è poi così lontana dalla fantascienza...
Xodroont